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Another Earth - Recensione

22/05/2012 | Recensioni |
Another Earth - Recensione

Una brillante studentessa (Brit Marling) sta tornando da una festa con gli amici, mentre è alla guida della sua auto vede in cielo un pianeta molto vicino alla terra, si distrae e si scontra con un'altra macchina uccidendo i due passeggeri all'interno. Dopo l'incidente la ragazza viene condannata a scontare quattro anni di carcere, al termine della pena, il suo senso di colpa non è ancora stato espiato e decide di voler incontrare l'unico superstite dell'incidente, ovvero il compositore John Burroughs (William Mapother). A fare da cornice a tutto c'è ancora il pianeta galeotto dell'incidente, che si sta avvicinando sempre più alla terra, si tratta di un pianeta "specchio", dove ogni abitante della Terra ha un corrispettivo, ovvero un gemello che conduce una vita parallela alla nostra.Mentre il rapporto della ragazza con il compositore si intensifica sempre di più senza che lui sappia la vera identità della giovane, questa sente il bisogno di voler visitare Terra 2 ovvero il pianeta specchio, che intanto ha attirato l'interesse dei media che mettono in palio tramite un concorso un viaggio per andare a vedere che vita conduce il proprio gemello.

Il documentarista Mike Cahill esordisce alla regia con una pellicola estremamente delicata, essenziale, che ricrea un'atmosfera impalpabile, la protagonista si è impegnata anche nella sceneggiatura insieme al regista, ci regala un'interpretazione sofferta, di una giovane donna in lotta con il suo senso di colpa. Prova ad espiarla tramite il suo rapporto con il povero superstite, ma quello che ne genererà sarà una sofferenza condivisa ed incolmabile, colpa e redenzione che si tendono la mano e si sfuggono come due amici-nemici. L'ottima interpretazione del cast, associata alla colonna sonora del gruppo newyorchese Fall On Your Sword, sono stati scelti dal regista per donare al film un'atmosfera di attesa, con fotografia e scenografia essenziale, come se si aspettasse qualcuno o qualcosa pronto a liberarli e, chissà che la soluzione non stia proprio nello specchio del pianeta che si affaccia sulla terra, in grado di rivelarci chi siamo.

Sonia Serafini

 


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